Ho saputo che i vertici dei GD hanno adottato una posizione
critica rispetto un intervento militare in Siria. Io non sono ancora riuscito a
prendere una posizione precisa. Il conflitto in Siria è estremamente
complicato, vede coinvolti molteplici protagonisti i cui interessi talvolta si
incrociano creando strane e improbabili alleanze. Inoltre è difficile trarne
informazioni concrete, riconosciute come vere da tutte le parti; ancora troppi sono i retroscena su cui bisogna
fare pienamente luce. Mi limiterò quindi ad esporre qualche riflessione
sull’argomento.
Questo conflitto iniziato nel 2011 è stato per anni messo in
secondo piano. Dapprima è rimasto all’ombra della guerra civile in Libia,
ritenuto dai media e dai governi occidentali più importante dato l’impatto che
il conflitto aveva sull’opinione pubblica sia per le maggiori dimensioni sia
per la vicinanza. Una volta risolto questo conflitto ci siamo comunque
scarsamente interessati alla Siria, abbiamo preferito guardare dall’altra parte
sperando che le cose si risolvessero da sole. Purtroppo le cose non si sono
risolte. Piuttosto, anche grazie al disinteresse dell’Occidente il conflitto si
è complicato all’inverosimile, ed il numero dei morti è salito a oltre 110.000.
Non tutti però nel resto del mondo si sono disinteressati. La Russia ha deciso
di appoggiare seppure non militarmente (non direttamente, almeno per ora) il
regime di Assad, difendendolo all’interno delle Nazioni Unite da eventuali
risoluzioni punitive proposte dagli USA, e fornendo armi all’Esercito Siriano.
Come la Russia anche la Cina e l’Iran difendono il regime di Assad.
Sull’altro fronte invece la Coalizione Nazionale Siriana a
maggioranza sunnita ha trovato un all’alleato concreto nell’Arabia Saudita da
cui ha ricevuto finanziamenti e l’appoggio dei Mujaheddin. Israele è più volte
intervenuto militarmente nel conflitto con raid aerei contro l’esercito siriano
ma solo per colpire obbiettivi da cui si
sentiva direttamente minacciato come convogli di armi diretti agli arsenali di
Hezbollah (organizzazione terroristica sciita libanese legata al regime di Assad
e all’Iran). Il CNS ha ricevuto appoggio, seppur su un piano diplomatico, anche
da parte di alcuni paesi europei, Francia in primis, ma soprattutto dagli Stati Uniti che, se il governo Obama
riceverà l’appoggio del Congresso, potrebbero prendere parte attiva contro
nella lotta al regime.
Ovviamente sorge spontaneo chiedersi cosa farà o cosa
dovrebbe fare l’Italia. Innanzitutto bisogna chiedersi perché gli Stati Uniti
vogliano intervenire, quali sono i loro interessi, e considerare se i loro
interessi possono essere anche i nostri. Stando ai piani ufficiali resi noti
del governo americano, le intenzioni dell’amministrazione Obama sembrerebbero
volersi limitare a condurre una campagna di bombardamenti mirati alcuni
obbiettivi strategici dell’Esercito Siriano al solo scopo di punire un regime colpevole di avere usato armi chimiche
contro il proprio popolo. L’intenzione di punire il dittatore per l’impiego di
armi chimiche è probabilmente la motivazione ufficiale ma non quella effettiva:
da sola infatti non basterebbe a spiegare l’improbabile alleanza, in tale
teatro di guerra, con Al Quaeda, contro
cui gli USA da più di 10 anni conducono una lotta senza quartiere. Una
spiegazione potrebbe essere che se Assad ne uscisse vincitore la Siria potrebbe
ritornare sotto la sfera di influenza Russa riportando gli equilibri
geopolitici nel mediterraneo e nel Medio Oriente indietro di oltre 20 anni,
cioè come prima della fine della Guerra Fredda.
Un’altra potrebbe essere che colpire il regime Siriano sia la prima
mossa per arrivare a colpire l’Iran, storico alleato dello sciita Assad. L’Iran è
infatti ormai prossimo alla fabbricazione di armi nucleari, grazie alle quali
vedrebbe enormemente aumentare il proprio peso sul piano internazionale, eventualità
che andrebbe fermata prima che sia troppo tardi. Un’altra spiegazione ancora potrebbe
essere quella di voler controllare le sorti del dopoguerra siriano,
riducendo l’importanza che gli
estremisti religiosi hanno avuto nella guerra di liberazione e riuscendo così
ad emarginarli dal processo di pace e dal futuro governo della Siria. Sorge spontaneo
anche chiedersi se quella siriana sia a tutti gli effetti una guerra di
liberazione o magari, anche se
inizialmente è nata come tale, si sia trasformata in una guerra di religione
tra sciiti e sunniti. Sarebbe imbarazzante per dei paesi occidentali trovarsi
invischiati in una guerra di religione araba, schierati oltretutto al fianco dei
terroristi mujaheddin.
L’Italia senza l’avvallo dell’ONU non interverrà
direttamente nel conflitto. Con buona probabilità però ne potrebbe rimanere
coinvolta in Libano dove il contingente italiano e quello di altre nazioni è
schierato per salvaguardare la pace. Hezbollah potrebbe infatti tentare come
risposta all’attacco americano contro l’amico Assad una rappresaglia verso
Israele costringendo i militari italiani ad intervenire. Un altro problema
legato alla Siria non indifferente per l’Italia è rappresentato dalla enorme
massa di profughi che si riverserà sulle nostre coste fintanto che durerà la
guerra.
Non ho ancora avuto modo di capire le ragioni, probabilmente
valide, che hanno portato vertici dei GD ad adottare una posizione di non
intervento/pacifista rispetto al conflitto; vorrei però che si prenda in
considerazione che a differenza di quando gli Stati Uniti dichiararono a torto
guerra all’Iraq oggi il conflitto esiste già, ha già fatto 110000 vittime e
altrettante potrebbe ancora farne. Questa guerra civile non offre soluzioni
diplomatiche, e irrimediabilmente può finire solo con l’eliminazione dei
vertici dell’una o dell’altra fazione. Un intervento occidentale per porre fine
al conflitto potrebbe fare meno morti che non lasciare alla guerra fare il suo corso.
LUCA LORENZINI.
Delegato dei GD Carrara al Gruppo GD Regionale "Euro 2014".
Delegato dei GD Carrara al Gruppo GD Regionale "Euro 2014".