Non posso che cominciare dicendo che questa è
una grande vittoria, una vittoria storica di cui dobbiamo andare fieri, una
vittoria senza precedenti, arrivata nel momento storico-politico più difficile
per noi e per tutto il paese.
Se,
però, dovessi descriverla con poche parole, direi: “questo è, e deve essere, il
punto di inizio. Un inizio nuovo”.
Parole strane, le mie, in questo clima di
festa: si noti, però, che la mia non è mancanza di gioia o di soddisfazione, bensì questo è il mio modo per mettere in atto
quello che il nostro Segretario ha già ribadito con forza e freddezza: “dobbiamo lavorare da subito, più di prima”.
Il Presidente ha ragione: questi numeri, che
ci incoronano come la prima forza in assoluto in Italia, ci accollano anche una
grandissima responsabilità e dovremo essere bravi nel non disattendere tali
aspettative: dico questo in funzione della difficoltà economica in cui ancora
versiamo, in relazione alla ancora accesa disaffezione verso la politica e verso
le istituzioni e soprattutto, affermo
questo, perché adesso noi siamo lassù, soli “contro noi stessi” poiché, da
oggi, saremo noi gli artefici del nostro destino: vinceremo se saremo bravi,
perderemo se inizieremo a pensare che il 25 Maggio sia stato un punto di
arrivo.
Ecco che, dunque, arrivo al punto iniziale:
questo deve essere il nuovo, definitivo, inizio del Partito Democratico.
Dopo tale introduzione, andiamo ad analizzare
i numeri partendo, ovviamente, dal dato europeo.
E’ in questo livello che abbiamo ottenuto la più grande vittoria: il 2014 iniziava con un PD che non aveva ancora ben chiaro che “cosa fare da grande” all’interno della cornice partitica europea; Febbraio ci regalava, invece, il momento dello storico ingresso di noi democratici nella famiglia dei socialisti europei; il 25 Maggio, incredibilmente, ci consacrava, addirittura come la maggiore delle forze socialiste europee: un risultato politico di alto spessore che non possiamo tralasciare. Come non possiamo tralasciare che l’Italia è il paese che ha registrato le percentuali più alte di affluenza. Tradotto in soldoni: siamo i più forti e anche i più legittimati.
E’ in questo livello che abbiamo ottenuto la più grande vittoria: il 2014 iniziava con un PD che non aveva ancora ben chiaro che “cosa fare da grande” all’interno della cornice partitica europea; Febbraio ci regalava, invece, il momento dello storico ingresso di noi democratici nella famiglia dei socialisti europei; il 25 Maggio, incredibilmente, ci consacrava, addirittura come la maggiore delle forze socialiste europee: un risultato politico di alto spessore che non possiamo tralasciare. Come non possiamo tralasciare che l’Italia è il paese che ha registrato le percentuali più alte di affluenza. Tradotto in soldoni: siamo i più forti e anche i più legittimati.
Come già ampiamente ripetuto, quel 40,8%,
oltre a inserirci di diritto nelle pagine dei libri di storia, ci mette sulle
spalle la responsabilità di quelle che
saranno le sorti del PSE e cioè dell’unica forza che, attraverso il suo progressismo,
può cambiare realmente i connotati dell’Unione.
Un PSE che, nonostante l’avanzare
dell’antieuropeismo e del nazionalismo, chiude questa tornata elettorale con un
25,30% (in crescita rispetto al 2009) e a soli 3,06 punti dal PPE, ovviamente
capitanato da Angela Merkel.
Renzi, ieri ha affermato con convinzione: “non andremo in Europa a barattare posti in
commissione, ma dialogheremo con coloro che vorranno, come noi, un nuovo
progetto comunitario”. Una frase non da poco del nostro Presidente che
rispecchia in tutto e per tutto quello che abbiamo affermato con forza in
questi mesi di campagna elettorale: andiamo in Europa come italiani e come
socialisti e democratici per creare l’Unione del domani e per ridare il ruolo
che il nostro paese merita nel contesto europeo. “Esatto segretario!”
accontentarci di un commissario anziché di un altro non sarebbe nulla rispetto
al grande sogno che tutti nutriamo, non sarebbe nulla di fronte alla “fame di
una nuova Europa” che tutti gli italiani hanno dimostrato di avere, specie quel
40,8% che ha voluto fidarsi di noi.
In mezzo a tutto ciò, però, si inseriscono le
note dolenti: la Francia, “patria europea” per antonomasia, sceglie il neo-fascismo
per chiudersi a riccio entro un accanito nazionalismo, arrivando a bocciare sonoramente
François Hollande, la socialdemocrazia e l’Unione stessa; l’Inghilterra
ribadisce, con quel 27,49% agli indipendentisti, che in Europa ci vuole
rimanere a certe condizioni e che comunque di spirito europeo non ne vogliono
sentire parlare: meglio parlare di Commonwealth e atlantismo… come sempre!; il 24%
degli irlandesi hanno deciso di andare contro l’Europa e, in generale, lo
spirito antieuropeo continua ad avanzare.
Ecco! E’ proprio questa la riflessione che
dobbiamo fare noi italiani e, nello specifico, noi democratici e socialisti: il
25 Maggio, come detto, ci deve rendere consci sia delle responsabilità che
avremo nei confronti degli italiani e dei concittadini europei sia della grande
battaglia politica che ci aspetta. Una battaglia che non vedrà dall’altra parte
un comico senza arte né parte, ma convinti antieuropeisti che, pur avendo sulle
spalle storie diverse, trovano nel progetto di disgregazione della “morsa
europea” e nella fine dell’ “incubo monetario”, il loro minimo comune
denominatore.
Noi sappiamo che non è questo il futuro che
ci aspetta e, ora, dobbiamo lavorare per far capire che l’alternativa
all’Europa dell’austerità è l’Europa stessa, un’Europa diversa, nuova,
un’Europa di diritti e di lavoro, un’Europa che saprà essere madre e, al
contempo, giudice equo delle politiche nazionali.
Non sarà facile, ma ce la faremo.
Voglio tralasciare il dato nazionale, dicendo
solo che la vittoria è netta ma anche qui vale il discorso precedente: tutto dipenderà da noi, nel bene e nel male,
e ciò non è un fattore sottovalutabile.
Riporto, ancora, le parole del Segretario: “questo è un voto sull’Italia e non su di
me.” E questo dice tutto.
Arriviamo ai dati locali, nello specifico di
Carrara, e l’analisi merita qualche approfondimento in più.
Anche sul nostro comune, quel 48,79% ha un carattere di maestosità e questo è innegabile. Ma, anche in tal caso, vorrei far valere la regola dell’ “adesso lavoriamo di più e meglio”.
Anche sul nostro comune, quel 48,79% ha un carattere di maestosità e questo è innegabile. Ma, anche in tal caso, vorrei far valere la regola dell’ “adesso lavoriamo di più e meglio”.
Dico questo facendo un’analisi comparata che
parte da lontano, con precisione dalle comunali del 2012.
In quella tornata avevamo registrato un
27,16% con un totale di 8134 voti.
Arriviamo, poi, alle nazionali dello scorso
anno e la percentuale diventa del 30,41% (con 11238 voti) alla Camera e del
32,45% al Senato (con 11165 voti). C’è però un cambiamento rispetto alle comunali
e l’elemento di differenza si chiama Movimento 5 Stelle.
Quest’ultimo, infatti, nelle comunali
registrò un 11,09% (con 3320 voti) mentre alle nazionali del 2013 i dati
schizzarono al 31,5% (con 11640 voti) alla Camera e al 30% (con 10322 voti) al
Senato.
Il M5S diventava, analizzando i soli dati
della Camera, il primo partito della città.
E non credo fosse un caso che il dato
esorbitante si fosse registrato per le votazioni di quel ramo del Parlamento
per cui si vota dai 18 anni (per il Senato, come sapete, dai 25): andando,
inoltre, più nello specifico si può affermare anche che l’elettorato più
giovane scelse la protesta, o meglio, non scelse quello che, forse,
identificavano come “vecchia politica”, tra cui il PD.
I dati di quest’anno, ovviamente, descrivono
una situazione ben diversa in cui noi registriamo la cifra record del 48,79% e
i 5 Stelle si fermano a poco meno del 25%. Ma anche qui un appunto va fatto:
per quanto le nostre percentuali siano nettamente superiori, bisogna contare
che in questa tornata hanno scelto PD (anzi PSE) anche socialisti italiani ed
esponenti di alcune liste civiche che, generalmente, nelle elezioni comunali
compongono la maggioranza; proprio per questo (riferendoci al 2012 il solo PSI,
per esempio, raccolse il 14,47%) il 25% del 5 Stelle deve essere elemento non
di paura, ma di riflessione. Una riflessione per migliorarci, perché non vi è
limite al meglio.
La strada è lunga e un dato eclatante come
quello del 25 Maggio ci rende, ancora una volta di più, i protagonisti assoluti
della vita politica cittadina e questo, senza ombra di dubbio, è un bene.
Ecco che, però, si torna al punto iniziale:
maggiori responsabilità, maggiore necessità di lavorare e il tutto, dando uno
sguardo a quel cambiamento che abbiamo visto essere in grado di ripagare in
termini elettorali su tutto il
territorio nazionale.
Insomma, dobbiamo rimboccarci le maniche
perché siamo noi, adesso, gli artefici del nostro futuro e, dunque, del futuro
di Carrara.
Per questo motivo, noi giovani saremo pronti
a essere ancora più attivi e presenti per rafforzare il PD di oggi e per creare
le basi solide del PD di domani, quel PD del futuro che la gente ci ha chiesto
di costruire col voto di domenica scorsa.
Un ultimo spunto di analisi va alle
preferenze e qui il paragone è tra le Comunali 2012 e le europee 2014.
Io credo che, in questo caso, il dato sia
positivo: dei 12988 voti registrati in questa tornata, le preferenze totali
sono state “soltanto” 6420, cioè il 49,43%; alle comunali di due anni fa,
invece, degli 8134 voti del PD le preferenze furono 7008 e cioè l’ 86,16%. Definisco il dato come
positivo per il fatto che si è tornati a votare il simbolo, il Partito
Democratico nella sua essenza e nella sua visione d’insieme: questo è un bene, che
dimostra come la nostra forza sia racchiusa lì e non nei singoli, che dimostra
che prima di tutto esista un tutto organico composto, al suo interno, da grandi
personalità.
Era questo l’obiettivo di Renzi: niente nomi,
solo il simbolo perché “qui si sceglie il
PD per un’Europa socialista e democratica”.
Ovviamente, a livello comunale la situazione
è genericamente diversa e, forse, nemmeno paragonabile ma anche questo è un
dato e, come tale, va analizzato. Fortunatamente, anche se i dati delle comunali
sono quelli sopra citati, anche localmente abbiamo esponenti che trovano nel
partito la loro casa e negli organi interni un momento di confronto e
discussione. Ribadisco, però, che un ritorno alla forza del simbolo ha un
valore storico e politico che, da buoni democratici e progressisti, non
possiamo tralasciare.
Chiudo dicendo soltanto una cosa:
rimbocchiamoci le maniche, lavoriamo ancora di più e meglio di prima. Adesso è
il momento di dimostrare, questo è il
momento di far capire che tutta quella fiducia la meritiamo davvero e che potremmo averne ancora di più.
La vera vittoria sarà quella: quella che
sapremo costruire, giorno per giorno, davanti agli occhi dei cittadini, la vera
vittoria consisterà nel raggiungere gli obiettivi che ci porremo.
Noi possiamo farcela e sono certo che così
facendo, nonostante il flebile ultimo grido di battaglia di Grillo, non saremo
vittima del dissanguamento, ma fautori nel nuovo corso.
Nello stile “social network”, dunque, saluto
e ringrazio tutti con un hashtag:
con noi #vincelitalia e
#vincerannogliitaliani.
IL
SEGRETARIO GD CARRARA,
Mario
Taurino.