mercoledì 28 maggio 2014

ANALISI POST ELETTORALE DEL NOSTRO SEGRETARIO, MARIO TAURINO

Non posso che cominciare dicendo che questa è una grande vittoria, una vittoria storica di cui dobbiamo andare fieri, una vittoria senza precedenti, arrivata nel momento storico-politico più difficile per noi e per tutto il paese.
 Se, però, dovessi descriverla con poche parole, direi: “questo è, e deve essere, il punto di inizio. Un inizio nuovo”.
Parole strane, le mie, in questo clima di festa: si noti, però, che la mia non è mancanza di gioia o di soddisfazione,  bensì questo è il mio modo per mettere in atto quello che il nostro Segretario ha già ribadito con forza e freddezza: “dobbiamo lavorare da subito, più di prima”.
 Il Presidente ha ragione: questi numeri, che ci incoronano come la prima forza in assoluto in Italia, ci accollano anche una grandissima responsabilità e dovremo essere bravi nel non disattendere tali aspettative: dico questo in funzione della difficoltà economica in cui ancora versiamo, in relazione alla ancora accesa disaffezione verso la politica e verso le istituzioni  e soprattutto, affermo questo, perché adesso noi siamo lassù, soli “contro noi stessi” poiché, da oggi, saremo noi gli artefici del nostro destino: vinceremo se saremo bravi, perderemo se inizieremo a pensare che il 25 Maggio sia stato un punto di arrivo.
Ecco che, dunque, arrivo al punto iniziale: questo deve essere il nuovo, definitivo, inizio del Partito Democratico.
Dopo tale introduzione, andiamo ad analizzare i numeri partendo, ovviamente, dal dato europeo.
E’ in questo livello che abbiamo ottenuto la più grande vittoria: il 2014 iniziava con un PD che non aveva ancora ben chiaro che “cosa fare da grande” all’interno della cornice partitica europea; Febbraio ci regalava, invece, il momento dello storico ingresso di noi democratici nella famiglia dei socialisti europei; il 25 Maggio, incredibilmente, ci consacrava, addirittura come la maggiore delle forze socialiste europee: un risultato politico di alto spessore che non possiamo tralasciare. Come non possiamo tralasciare che l’Italia è il paese che ha registrato le percentuali più alte di affluenza. Tradotto in soldoni: siamo i più forti e anche i più legittimati.
Come già ampiamente ripetuto, quel 40,8%, oltre a inserirci di diritto nelle pagine dei libri di storia, ci mette sulle spalle la responsabilità  di quelle che saranno le sorti del PSE e cioè dell’unica forza che, attraverso il suo progressismo, può cambiare realmente i connotati dell’Unione.
Un PSE che, nonostante l’avanzare dell’antieuropeismo e del nazionalismo, chiude questa tornata elettorale con un 25,30% (in crescita rispetto al 2009) e a soli 3,06 punti dal PPE, ovviamente capitanato da Angela Merkel.
Renzi, ieri ha affermato con convinzione: “non andremo in Europa a barattare posti in commissione, ma dialogheremo con coloro che vorranno, come noi, un nuovo progetto comunitario”. Una frase non da poco del nostro Presidente che rispecchia in tutto e per tutto quello che abbiamo affermato con forza in questi mesi di campagna elettorale: andiamo in Europa come italiani e come socialisti e democratici per creare l’Unione del domani e per ridare il ruolo che il nostro paese merita nel contesto europeo. “Esatto segretario!” accontentarci di un commissario anziché di un altro non sarebbe nulla rispetto al grande sogno che tutti nutriamo, non sarebbe nulla di fronte alla “fame di una nuova Europa” che tutti gli italiani hanno dimostrato di avere, specie quel 40,8% che ha voluto fidarsi di noi.
In mezzo a tutto ciò, però, si inseriscono le note dolenti: la Francia, “patria europea” per antonomasia, sceglie il neo-fascismo per chiudersi a riccio entro un accanito nazionalismo, arrivando a bocciare sonoramente François Hollande, la socialdemocrazia e l’Unione stessa; l’Inghilterra ribadisce, con quel 27,49% agli indipendentisti, che in Europa ci vuole rimanere a certe condizioni e che comunque di spirito europeo non ne vogliono sentire parlare: meglio parlare di Commonwealth e atlantismo… come sempre!; il 24% degli irlandesi hanno deciso di andare contro l’Europa e, in generale, lo spirito antieuropeo continua ad avanzare.
Ecco! E’ proprio questa la riflessione che dobbiamo fare noi italiani e, nello specifico, noi democratici e socialisti: il 25 Maggio, come detto, ci deve rendere consci sia delle responsabilità che avremo nei confronti degli italiani e dei concittadini europei sia della grande battaglia politica che ci aspetta. Una battaglia che non vedrà dall’altra parte un comico senza arte né parte, ma convinti antieuropeisti che, pur avendo sulle spalle storie diverse, trovano nel progetto di disgregazione della “morsa europea” e nella fine dell’ “incubo monetario”, il loro minimo comune denominatore.
Noi sappiamo che non è questo il futuro che ci aspetta e, ora, dobbiamo lavorare per far capire che l’alternativa all’Europa dell’austerità è l’Europa stessa, un’Europa diversa, nuova, un’Europa di diritti e di lavoro, un’Europa che saprà essere madre e, al contempo, giudice equo delle politiche nazionali.
Non sarà facile, ma ce la faremo.

Voglio tralasciare il dato nazionale, dicendo solo che la vittoria è netta ma anche qui vale il discorso precedente:  tutto dipenderà da noi, nel bene e nel male, e ciò non è un fattore sottovalutabile.
Riporto, ancora, le parole del Segretario: “questo è un voto sull’Italia e non su di me.” E questo dice tutto.

Arriviamo ai dati locali, nello specifico di Carrara, e l’analisi merita qualche approfondimento in più.
Anche sul nostro comune, quel 48,79% ha un carattere di maestosità e questo è innegabile. Ma, anche in tal caso, vorrei far valere la regola dell’ “adesso lavoriamo di più e meglio”.
Dico questo facendo un’analisi comparata che parte da lontano, con precisione dalle comunali del 2012.
In quella tornata avevamo registrato un 27,16% con un totale di 8134 voti.
Arriviamo, poi, alle nazionali dello scorso anno e la percentuale diventa del 30,41% (con 11238 voti) alla Camera e del 32,45% al Senato (con 11165 voti). C’è però un cambiamento rispetto alle comunali e l’elemento di differenza si chiama Movimento 5 Stelle.
Quest’ultimo, infatti, nelle comunali registrò un 11,09% (con 3320 voti) mentre alle nazionali del 2013 i dati schizzarono al 31,5% (con 11640 voti) alla Camera e al 30% (con 10322 voti) al Senato.
Il M5S diventava, analizzando i soli dati della Camera, il primo partito della città.
E non credo fosse un caso che il dato esorbitante si fosse registrato per le votazioni di quel ramo del Parlamento per cui si vota dai 18 anni (per il Senato, come sapete, dai 25): andando, inoltre, più nello specifico si può affermare anche che l’elettorato più giovane scelse la protesta, o meglio, non scelse quello che, forse, identificavano come “vecchia politica”, tra cui il PD.
I dati di quest’anno, ovviamente, descrivono una situazione ben diversa in cui noi registriamo la cifra record del 48,79% e i 5 Stelle si fermano a poco meno del 25%. Ma anche qui un appunto va fatto: per quanto le nostre percentuali siano nettamente superiori, bisogna contare che in questa tornata hanno scelto PD (anzi PSE) anche socialisti italiani ed esponenti di alcune liste civiche che, generalmente, nelle elezioni comunali compongono la maggioranza; proprio per questo (riferendoci al 2012 il solo PSI, per esempio, raccolse il 14,47%) il 25% del 5 Stelle deve essere elemento non di paura, ma di riflessione. Una riflessione per migliorarci, perché non vi è limite al meglio.
La strada è lunga e un dato eclatante come quello del 25 Maggio ci rende, ancora una volta di più, i protagonisti assoluti della vita politica cittadina e questo, senza ombra di dubbio, è un bene.
Ecco che, però, si torna al punto iniziale: maggiori responsabilità, maggiore necessità di lavorare e il tutto, dando uno sguardo a quel cambiamento che abbiamo visto essere in grado di ripagare in termini elettorali  su tutto il territorio nazionale.
Insomma, dobbiamo rimboccarci le maniche perché siamo noi, adesso, gli artefici del nostro futuro e, dunque, del futuro di Carrara.
Per questo motivo, noi giovani saremo pronti a essere ancora più attivi e presenti per rafforzare il PD di oggi e per creare le basi solide del PD di domani, quel PD del futuro che la gente ci ha chiesto di costruire col voto di domenica scorsa.
Un ultimo spunto di analisi va alle preferenze e qui il paragone è tra le Comunali 2012 e le europee 2014.
Io credo che, in questo caso, il dato sia positivo: dei 12988 voti registrati in questa tornata, le preferenze totali sono state “soltanto” 6420, cioè il 49,43%; alle comunali di due anni fa, invece, degli 8134 voti del PD le preferenze furono 7008  e cioè l’ 86,16%. Definisco il dato come positivo per il fatto che si è tornati a votare il simbolo, il Partito Democratico nella sua essenza e nella sua visione d’insieme: questo è un bene, che dimostra come la nostra forza sia racchiusa lì e non nei singoli, che dimostra che prima di tutto esista un tutto organico composto, al suo interno, da grandi personalità.
Era questo l’obiettivo di Renzi: niente nomi, solo il simbolo perché “qui si sceglie il PD per un’Europa socialista e democratica”.
Ovviamente, a livello comunale la situazione è genericamente diversa e, forse, nemmeno paragonabile ma anche questo è un dato e, come tale, va analizzato. Fortunatamente, anche se i dati delle comunali sono quelli sopra citati, anche localmente abbiamo esponenti che trovano nel partito la loro casa e negli organi interni un momento di confronto e discussione. Ribadisco, però, che un ritorno alla forza del simbolo ha un valore storico e politico che, da buoni democratici e progressisti, non possiamo tralasciare.

Chiudo dicendo soltanto una cosa: rimbocchiamoci le maniche, lavoriamo ancora di più e meglio di prima. Adesso è il momento di dimostrare,  questo è il momento di far capire che tutta quella fiducia la meritiamo davvero e  che potremmo averne ancora di più.
La vera vittoria sarà quella: quella che sapremo costruire, giorno per giorno, davanti agli occhi dei cittadini, la vera vittoria consisterà nel raggiungere gli obiettivi che ci porremo.
Noi possiamo farcela e sono certo che così facendo, nonostante il flebile ultimo grido di battaglia di Grillo, non saremo vittima del dissanguamento, ma fautori nel nuovo corso.

Nello stile “social network”, dunque, saluto e ringrazio tutti con un hashtag:
con noi #vincelitalia  e  #vincerannogliitaliani.
IL SEGRETARIO GD CARRARA,

Mario Taurino.

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