Disoccupazione al 12,2%- quella
giovanile è intorno al 38,5- 3 milioni 140 mila il numero di
italiani senza lavoro, consumi in picchiata con un restringimento
sugli acquisti di beni primari come pane, latte, formaggi e carne.
Questa è l’ Italia oggi. Un paese fortemente in difficoltà che
evidenzia come la crisi non sia passata e le politiche di rigore
imposte dall’ Europa ci abbiano impoverito aumentando il divario
ricco-povero, dimenticandosi delle fasce più deboli della società,
facendo sparire il ceto medio e negando il futuro dei giovani. Ma una
piccola inversione di rotta in questi ultimi giorni c’ è stata,
grazie anche al Presidente del Consiglio Enrico Letta che in Europa
ha saputo giocare al meglio l’ opportunità di tornare a parlare di
lavoro: i 6 miliardi da destinare al c.d Youth Guarantee e al
programma di lotta alla disoccupazione sono diventati
complessivamente 9, di cui 1 miliardo e mezzo per il nostro paese
–nel biennio 2014-2015 un miliardo. Importante possibilità dunque
per dare respiro a un economia ferma e ristagnante. Esempio ulteriore
che non può non essere citato, pur con le sue pecche e le sue
mancanze, è il pacchetto lavoro del governo Letta che promette
l’inserimento nel mercato del lavoro di giovani tra i 18 e 29 (con
uno dei tre requisiti richiesti ossia disoccupato da almeno 6 mesi o
con titolo di studio di licenza media o che abiti da solo ma con
qualcuno a carico) grazie ad incentivi per stabilizzare
l’occupazione – particolare riguardo al sud dove si parla di
stanziare 500 milioni tra il 2013 e il 2016. Il pacchetto prevede per
le aziende interessate un incentivo fino a 650 euro per lavoratore
per 18 mesi che diventano 12 mesi nel caso di passaggio da
contratto a tempo determinato a indeterminato; vengono ridotti i
tempi di pausa tra un contratto e l’ altro (come prima della
riforma Fornero) a 10-20 giorni a seconda della durata del
contratto; fondi fino a 22 milioni per incentivare l’ assunzione di
lavoratori disabili- negli ultimi anni erano stati cancellati;
prevede inoltre aiuto per chi assume un lavoratore disoccupato e una
risorsa di 150 milioni destinati ai tirocini dei c.d Neet; ossia quei
giovani che non lavorano e non studiano e non partecipano a nessuna
attività di formazione. Sicuramente la direzione presa dal Governo,
non si può negare, è quella giusta. Ma focalizzare l ‘attenzione
esclusivamente sull’ offerta di lavoro non basta. Tra Gennaio e
Marzo 150 mila attività hanno cessato. I commercianti, gli artigiani
e gli imprenditori sono in difficoltà. Chiudere un’ attività vuol
dire negare un lavoro. Se non si capisce che bisogna produrre
occupazione concentrandosi sulla domanda che manca, un pacchetto come
quello del Governo Letta è inutile. In questo periodo storico di
recessione la soluzione, a mio avviso, potrebbe essere orientarsi
verso politiche di tipo keynesiano e guardare agli investimenti
pubblici, alle infrastrutture creando cosi le condizioni attraverso
la mano pubblica di sollecitare gli investimenti privati. Non è il
momento di restringere la spesa pubblica, ma nel caso di aumentarla.
Tornare a mettere in primo piano il lavoro, l’occupazione e i
giovani non è solo una necessità, ma un dovere per il futuro del
nostro paese.
Giuliani Claudia
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