martedì 16 luglio 2013

IL LAVORO PRIMA DI TUTTO.TRA OFFERTA E DOMANDA.

Disoccupazione al 12,2%- quella giovanile è intorno al 38,5- 3 milioni 140 mila il numero di italiani senza lavoro, consumi in picchiata con un restringimento sugli acquisti di beni primari come pane, latte, formaggi e carne. Questa è l’ Italia oggi. Un paese fortemente in difficoltà che evidenzia come la crisi non sia passata e le politiche di rigore imposte dall’ Europa ci abbiano impoverito aumentando il divario ricco-povero, dimenticandosi delle fasce più deboli della società, facendo sparire il ceto medio e negando il futuro dei giovani. Ma una piccola inversione di rotta in questi ultimi giorni c’ è stata, grazie anche al Presidente del Consiglio Enrico Letta che in Europa ha saputo giocare al meglio l’ opportunità di tornare a parlare di lavoro: i 6 miliardi da destinare al c.d Youth Guarantee e al programma di lotta alla disoccupazione sono diventati complessivamente 9, di cui 1 miliardo e mezzo per il nostro paese –nel biennio 2014-2015 un miliardo. Importante possibilità dunque per dare respiro a un economia ferma e ristagnante. Esempio ulteriore che non può non essere citato, pur con le sue pecche e le sue mancanze, è il pacchetto lavoro del governo Letta che promette l’inserimento nel mercato del lavoro di giovani tra i 18 e 29 (con uno dei tre requisiti richiesti ossia disoccupato da almeno 6 mesi o con titolo di studio di licenza media o che abiti da solo ma con qualcuno a carico) grazie ad incentivi per stabilizzare l’occupazione – particolare riguardo al sud dove si parla di stanziare 500 milioni tra il 2013 e il 2016. Il pacchetto prevede per le aziende interessate un incentivo fino a 650 euro per lavoratore per 18 mesi che diventano 12 mesi nel caso di passaggio da contratto a tempo determinato a indeterminato; vengono ridotti i tempi di pausa tra un contratto e l’ altro (come prima della riforma Fornero) a 10-20 giorni a seconda della durata del contratto; fondi fino a 22 milioni per incentivare l’ assunzione di lavoratori disabili- negli ultimi anni erano stati cancellati; prevede inoltre aiuto per chi assume un lavoratore disoccupato e una risorsa di 150 milioni destinati ai tirocini dei c.d Neet; ossia quei giovani che non lavorano e non studiano e non partecipano a nessuna attività di formazione. Sicuramente la direzione presa dal Governo, non si può negare, è quella giusta. Ma focalizzare l ‘attenzione esclusivamente sull’ offerta di lavoro non basta. Tra Gennaio e Marzo 150 mila attività hanno cessato. I commercianti, gli artigiani e gli imprenditori sono in difficoltà. Chiudere un’ attività vuol dire negare un lavoro. Se non si capisce che bisogna produrre occupazione concentrandosi sulla domanda che manca, un pacchetto come quello del Governo Letta è inutile. In questo periodo storico di recessione la soluzione, a mio avviso, potrebbe essere orientarsi verso politiche di tipo keynesiano e guardare agli investimenti pubblici, alle infrastrutture creando cosi le condizioni attraverso la mano pubblica di sollecitare gli investimenti privati. Non è il momento di restringere la spesa pubblica, ma nel caso di aumentarla. Tornare a mettere in primo piano il lavoro, l’occupazione e i giovani non è solo una necessità, ma un dovere per il futuro del nostro paese.


Giuliani Claudia

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