Parlare di lavoro oggi e'abbastanza
complicato e come qualcuno ha scritto il primo maggio e' piu' corretto parlare di festa del
lavoro che non c'è: le cifre le conosciamo e ogni giorno sono sempre più
allarmanti, soprattutto per quello che riguarda la disoccupazione giovanile, ormai
stabilmente sopra il 35%.
Alcune riflessioni restano comunque attuali: in primis la questione della
precarietà del lavoro.
Noi giovani ormai siamo avvezzi o, per meglio dire,
rassegnati alla precarietà nel lavoro e nella vita che ne consegue: chiediamo
almeno che il lavoro precario nel tempo diventi un pò meno precario nel
quotidiano... Faccio un esempio concreto, lavoro da 5 anni con contratti a
progetto, non ho mai avuto diritto ad un giorno di ferie, non ho maturato
nessun diritto al tfr o alla tredicesima e come me tantissimo giovani e meno
giovani.
È possibile che non si sia ancora pensato a creare un vero sistema di
flexsecurity in Italia?
La recente riforma Fornero ha disincentivato fiscalmente il ricorso ai
contratti a tempo determinato ma a questo non ha fatto da contraltare
l'incentivo fiscale per il ricorso a contratti stabilizzanti. Risultato? Chi ha
un contratto a progetto paga più tasse, senza avere in cambio nessun vero
ammortizzatore sociale degno di questo nome, tranne un "una tantum" con requisiti
a volte escludenti.
Noi pensiamo che sia arrivato il momento di incentivare veramente la
stabilizzazione del lavoro e della vita dei giovani, con contratti che
prevedano i diritti che dovrebbero essere considerati il minimo sindacale per
qualsiasi lavoratore: ferie pagate, congedi parentali, tfr e una quota civile
di contributo pensionistici!
I livelli di produzione di qualche decennio sono
impossibili da ripetere e siamo consci che la precarietà è figlia del tempo che
stiamo vivendo, facciamo in modo che questa realtà sia meno complessa e più gratificante.
Eliminiamo quei contratti che hanno
creato questo stato di cose o quanto meno releghiamoli ad eccezione e non come
avviene da molto tempo a questa parte a regola.
Nei primi giorni del governo Letta il neopremier ha parlato molto e con le
parole condivisibili del tema del lavoro, in particolare promettendo forti incentivi
fiscali (una sorta di nuovo credito d'imposta) per chi assume giovani con
l'obiettivo della stabilizzazione e sostenendo la necessità di un ricambio
generazionale dolce, in cui il lavoratore pensionando non esce dall’azienda
dall'oggi al domani ma accompagna chi entra a sostituirlo per un periodo di
tempo di un anno in modo da raggiungere un duplice obiettivo: l'azienda non
smarrirà quel patrimonio di esperienza e conoscenza del lavoratore prossimo
alla pensione rappresenta (che anche lei ha contribuito a creare e sviluppare)
e dall'altra parte chi subentra sarà in grado entro un breve periodo di
prenderne il posto senza problemi.
La speranza è che queste parole non rappresentino solo l’ennesimo libro dei
sogni e la classica promessa che lascia il tempo che trova.
L’Italia è per
l’ennesima volta ad un bivio, questa volta la politica dovrà assumersi le
proprie responsabilità per cambiare se stessa ed il paese. Altrimenti l’Italia
e i suoi partiti saranno destinati al declino.
Alessandro Micheli.
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