venerdì 10 maggio 2013

I giovani e il lavoro: la necessità di un cambio di passo.



Parlare di lavoro oggi e'abbastanza complicato e come qualcuno ha scritto il primo maggio e' piu' corretto parlare di festa del lavoro che non c'è: le cifre le conosciamo e ogni giorno sono sempre più allarmanti, soprattutto per quello che riguarda la disoccupazione giovanile, ormai stabilmente sopra il 35%.
Alcune riflessioni restano comunque attuali: in primis la questione della precarietà del lavoro. 
Noi giovani ormai siamo avvezzi o, per meglio dire, rassegnati alla precarietà nel lavoro e nella vita che ne consegue: chiediamo almeno che il lavoro precario nel tempo diventi un pò meno precario nel quotidiano... Faccio un esempio concreto, lavoro da 5 anni con contratti a progetto, non ho mai avuto diritto ad un giorno di ferie, non ho maturato nessun diritto al tfr o alla tredicesima e come me tantissimo giovani e meno giovani.
È possibile che non si sia ancora pensato a creare un vero sistema di flexsecurity in Italia?
La recente riforma Fornero ha disincentivato fiscalmente il ricorso ai contratti a tempo determinato ma a questo non ha fatto da contraltare l'incentivo fiscale per il ricorso a contratti stabilizzanti. Risultato? Chi ha un contratto a progetto paga più tasse, senza avere in cambio nessun vero ammortizzatore sociale degno di questo nome, tranne un "una tantum" con requisiti a volte escludenti.
Noi pensiamo che sia arrivato il momento di incentivare veramente la stabilizzazione del lavoro e della vita dei giovani, con contratti che prevedano i diritti che dovrebbero essere considerati il minimo sindacale per qualsiasi lavoratore: ferie pagate, congedi parentali, tfr e una quota civile di contributo pensionistici! 
I livelli di produzione di qualche decennio sono impossibili da ripetere e siamo consci che la precarietà è figlia del tempo che stiamo vivendo, facciamo in modo che questa realtà sia meno complessa e più gratificante. 
Eliminiamo quei contratti che hanno creato questo stato di cose o quanto meno releghiamoli ad eccezione e non come avviene da molto tempo a questa parte a regola.
Nei primi giorni del governo Letta il neopremier ha parlato molto e con le parole condivisibili del tema del lavoro, in particolare promettendo forti incentivi fiscali (una sorta di nuovo credito d'imposta) per chi assume giovani con l'obiettivo della stabilizzazione e sostenendo la necessità di un ricambio generazionale dolce, in cui il lavoratore pensionando non esce dall’azienda dall'oggi al domani ma accompagna chi entra a sostituirlo per un periodo di tempo di un anno in modo da raggiungere un duplice obiettivo: l'azienda non smarrirà quel patrimonio di esperienza e conoscenza del lavoratore prossimo alla pensione rappresenta (che anche lei ha contribuito a creare e sviluppare) e dall'altra parte chi subentra sarà in grado entro un breve periodo di prenderne il posto senza problemi.
La speranza è che queste parole non rappresentino solo l’ennesimo libro dei sogni e la classica promessa che lascia il tempo che trova. 
L’Italia è per l’ennesima volta ad un bivio, questa volta la politica dovrà assumersi le proprie responsabilità per cambiare se stessa ed il paese. Altrimenti l’Italia e i suoi partiti saranno destinati al declino.

Alessandro Micheli.

Nessun commento:

Posta un commento